Prima fase del progetto
Il progetto iniziale doveva essere quello di portare un'ambulatorio itinerante in Kenya.
L'istituzione che avrebbe dovuto donarlo non e' stata piu' in condizioni di poter confermare quanto stabilito, di conseguenza il progettodovetti modificarlo in questo modo: avrei preso una grande tenda simile a quella usata nei Lodge e l'avrei utilizzata ugualmente come presidio sanitario. L'avrei trasportata da un villaggio all'altro con un fuoristrada. In definitiva non cambiava nulla e sarebbe stato anche piu' economico; infatti in quei paesi non e' un problema trovare degli scout che di volta in volta possano smontare e rimontare una tenda, anzi questa nuova soluzione avrebbe dato spazi piu' ampi sia per le visite mediche sia per gli accertamenti clinici.
Premesso cio' ero impaziente di cominciare e decisi di iniziare ugualmente con le mie personali risorse.
Grazie all'aiuto di un mio amico presi un biglietto aereo, mi regalarono medicine, tanti vestiti e tantissime divise da calcio, palloni per giocare e partii per la mia prima missione di soli sei giorni.
Arrivato a Mombasa trovai all'aeroporto il mio amico Lino Marano che mi stava aspettando. In tutti quei giorni mi ospito' a casa sua e mi accompagno' con la sua autovettura e il suo autista. Sapendo che stavo arrivando fece in modo che potessi incontrare il parroco della Diocesi e le persone che mi avrebbero aiutato a realizzare questo mio progetto. Nonostante le sue precarie condizioni di salute mi accompagno' per tutto il viaggio facendomi anche da interprete. Feci ritardo, infatti alla dogana mi fecero delle difficolta' per far entrare tutte le divise, i vestiti e i palloni. Per me non portai quasi nulla, solo due magliette e la biancheria intima.
Il primo giorno andai a visitare il Dispensario medico di ADIMAYE e mi resi subito conto che con le mie forze non sarei mai riuscito a renderlo operativo. Mancava l'acqua, l'elettricita', gli arredi e le attrezzature. Peccato, sarebbe stato il centro di raccolta ideale per malati di tutti e diciassette villaggi finalizzato a trattare patologie non curabili ambulatorialmente. In un prossimo futuro vedro' se riusciro' a contribuire a renderlo operativo.
Non mi diedi per vinto e iniziai a fare visite pediatriche nella zona alluvionata in ambienti di fortuna, visitai tantissimi bambini molti sopra un tavolino di plastica da pic nik coperto da una tovaglia, altri sulle sedie in braccio alle mamme eoppure sul letto personale di un ragazzo che gentilmente lo mise a disposizione.
Quello stesso giorno Parlai con il parroco e mi misi d'accordo per continuare in futuro, con cadenza periodica, le visite pediatrichein tutti i 17 villaggi della diocesi prestando la mia opera all'interno delle capanne di paglia del villaggio. Il tutto in attesa di avere le possibiIita' di comprare le tende per visitare e per dare un servizio migliore. Ovviamente casi bisognosi di accertamenti o cure piu' approfondite li avrei portati con un qualsiasi mezzo a disposizione nei centri sanitari della citta' piu' vicina.
Contemporaneamente a questo mio impegno, aiutai il Parroco per suoi centri di aggregazione giovanile che aveva organizzato nei villaggi aprendolo a tutti i giovani e adolescenti senza distinzione di etnia, genere e religione.
Gli diedi moltissime divise e palloni da Calcio. Le avevo portati pensando che potessero servire e cosi fu
In un prossimo futuro vorrei che formassero squadre di calcio nei vari villaggi della zona per fare un vero e proprio torneo a squadre.
Durante questa mia breve missione andai a vedere anche la zona che era stata inondata pochi mesi fa dove furono spazzati via interi villaggi. era vicinissima al luogo dove avevo visitato i bimbi
Rimasi stupefatto osservando di persona il fiume. Era larghissimo e con l'acqua molto bassa. Il letto del fiume si era spostato di 4 chilometri isolando tre villaggi. Il primo si intravedeva in mezzo agli alberi sulla riva opposta, il piu' lontano distava 45 minuti a piedi.
Mentre pensieroso stavo osservando le conseguenze di questa devastazione, dall'altra parte del fiume vidi dei ragazzi che stavano pericolosamente lo stavano guadando a piedi. Mi fermai a vederli e mi accorsi che una volta giunti sulla mia sponda a pochi metri da me, si caricarono sulla testa dei pesanti pacchi e sempre dentro l'acqua che in alcuni punti gli arrivava alla vita tornarono indietro. Sembrava essere tornati indietro nel tempo e di stare all'epoca delle grandi esplorazioni del secolo scorso... incredibile.
Quello che ho visto era l'unica possibilita' che avevano i villaggi tagliati fuori dal territorio per ricevere cibo e altri beni di prima necessita'.
Purtroppo il tempo che a disposizione era finito e dovevo riprendere l'aereo per tornare a casa
A presto con altre missioni
Pierluigi
L'istituzione che avrebbe dovuto donarlo non e' stata piu' in condizioni di poter confermare quanto stabilito, di conseguenza il progettodovetti modificarlo in questo modo: avrei preso una grande tenda simile a quella usata nei Lodge e l'avrei utilizzata ugualmente come presidio sanitario. L'avrei trasportata da un villaggio all'altro con un fuoristrada. In definitiva non cambiava nulla e sarebbe stato anche piu' economico; infatti in quei paesi non e' un problema trovare degli scout che di volta in volta possano smontare e rimontare una tenda, anzi questa nuova soluzione avrebbe dato spazi piu' ampi sia per le visite mediche sia per gli accertamenti clinici.
Premesso cio' ero impaziente di cominciare e decisi di iniziare ugualmente con le mie personali risorse.
Grazie all'aiuto di un mio amico presi un biglietto aereo, mi regalarono medicine, tanti vestiti e tantissime divise da calcio, palloni per giocare e partii per la mia prima missione di soli sei giorni.
Arrivato a Mombasa trovai all'aeroporto il mio amico Lino Marano che mi stava aspettando. In tutti quei giorni mi ospito' a casa sua e mi accompagno' con la sua autovettura e il suo autista. Sapendo che stavo arrivando fece in modo che potessi incontrare il parroco della Diocesi e le persone che mi avrebbero aiutato a realizzare questo mio progetto. Nonostante le sue precarie condizioni di salute mi accompagno' per tutto il viaggio facendomi anche da interprete. Feci ritardo, infatti alla dogana mi fecero delle difficolta' per far entrare tutte le divise, i vestiti e i palloni. Per me non portai quasi nulla, solo due magliette e la biancheria intima.
Il primo giorno andai a visitare il Dispensario medico di ADIMAYE e mi resi subito conto che con le mie forze non sarei mai riuscito a renderlo operativo. Mancava l'acqua, l'elettricita', gli arredi e le attrezzature. Peccato, sarebbe stato il centro di raccolta ideale per malati di tutti e diciassette villaggi finalizzato a trattare patologie non curabili ambulatorialmente. In un prossimo futuro vedro' se riusciro' a contribuire a renderlo operativo.
Non mi diedi per vinto e iniziai a fare visite pediatriche nella zona alluvionata in ambienti di fortuna, visitai tantissimi bambini molti sopra un tavolino di plastica da pic nik coperto da una tovaglia, altri sulle sedie in braccio alle mamme eoppure sul letto personale di un ragazzo che gentilmente lo mise a disposizione.
Quello stesso giorno Parlai con il parroco e mi misi d'accordo per continuare in futuro, con cadenza periodica, le visite pediatrichein tutti i 17 villaggi della diocesi prestando la mia opera all'interno delle capanne di paglia del villaggio. Il tutto in attesa di avere le possibiIita' di comprare le tende per visitare e per dare un servizio migliore. Ovviamente casi bisognosi di accertamenti o cure piu' approfondite li avrei portati con un qualsiasi mezzo a disposizione nei centri sanitari della citta' piu' vicina.
Contemporaneamente a questo mio impegno, aiutai il Parroco per suoi centri di aggregazione giovanile che aveva organizzato nei villaggi aprendolo a tutti i giovani e adolescenti senza distinzione di etnia, genere e religione.
Gli diedi moltissime divise e palloni da Calcio. Le avevo portati pensando che potessero servire e cosi fu
In un prossimo futuro vorrei che formassero squadre di calcio nei vari villaggi della zona per fare un vero e proprio torneo a squadre.
Durante questa mia breve missione andai a vedere anche la zona che era stata inondata pochi mesi fa dove furono spazzati via interi villaggi. era vicinissima al luogo dove avevo visitato i bimbi
Rimasi stupefatto osservando di persona il fiume. Era larghissimo e con l'acqua molto bassa. Il letto del fiume si era spostato di 4 chilometri isolando tre villaggi. Il primo si intravedeva in mezzo agli alberi sulla riva opposta, il piu' lontano distava 45 minuti a piedi.
Mentre pensieroso stavo osservando le conseguenze di questa devastazione, dall'altra parte del fiume vidi dei ragazzi che stavano pericolosamente lo stavano guadando a piedi. Mi fermai a vederli e mi accorsi che una volta giunti sulla mia sponda a pochi metri da me, si caricarono sulla testa dei pesanti pacchi e sempre dentro l'acqua che in alcuni punti gli arrivava alla vita tornarono indietro. Sembrava essere tornati indietro nel tempo e di stare all'epoca delle grandi esplorazioni del secolo scorso... incredibile.
Quello che ho visto era l'unica possibilita' che avevano i villaggi tagliati fuori dal territorio per ricevere cibo e altri beni di prima necessita'.
Purtroppo il tempo che a disposizione era finito e dovevo riprendere l'aereo per tornare a casa
A presto con altre missioni
Pierluigi